Un’ottima scansione è necessaria ma non sufficiente per ottenere dai piccolissimi fotogrammi 8 o super8 le loro potenzialità. Lo scanner non può che limitarsi ad acquisire tutto il possibile, e a farlo col massimo della definizione e della stabilità, ma incrementare oltre un certo livello la qualità della scansione non produce alcun miglioramento nell’immagine, anzi avviene il contrario: la grana entra in battimento con la matrice del sensore del sensore, producendo artefatti impossibili da togliere. C’è quindi una condizione di equilibrio da raggiungere tra quantità di informazione disponibile e strumento per recuperarla.
Questo scanner nasce dall’esperienza che ho maturato negli anni: realizzai il primo telecinema nel 1982 interfacciando un proiettore Bauer modificato con una telecamera Sony Trinicon, utilizzando un rimando ottico e modificando il trascinamento del proiettore; per quei tempi il sistema offriva prestazioni notevoli e ha riversato centinaia di ore di filmati in Betamax, VHS, e ¾” U-Matic.
Negli anni ’90 ho migliorato ancora il telecinema sincronizzando i motori al segnale video, cosa che consentiva di avere fotogrammi puliti e senza fantasmi; inoltre usando telecamere Broadcast 3CCD il sistema offriva prestazioni concorrenziali ai telecinema Flying spot del tempo.
Con l’avvento dell’HD i telecinema a moto discontinuo ovvero con proiettore hanno fatto il loro tempo. Per quanto le meccaniche dei proiettori siano sofisticate non garantiscono una precisione e stabilità sufficiente per l’alta definizione.
E’ nato così come esigenza personale il primo scanner a moto continuo con luce pulsata, allo scopo di riscansionare i filmati Super8, 9,5, e 16 della mia famiglia che partono dal 1927 in 95 e arrivano agli anni ’90 in 16mm.
Le prestazioni che richiedevo alla macchina erano:
- Scansione in tempo reale
- Stabilità assoluta
- Delicatezza nel trasporto della pellicola
- Multiformato
- Full HD a dinamica estesa
- Lettura audio magnetica e ottica
- Scansione di positivi e negativi
- Color correction
- Scansione sottoliquido
Tutte le voci sono state raggiunte, la scansione sottoliquido è ancora in fase sperimentale.
Gli eccellenti risultati sono stati lo stimolo per iniziare un percorso ancora più affascinante, ovvero quello di riuscire a migliorare digitalmente l’informazione ottenuta attraverso una serie di fasi:
- Stabilizzazione delle riprese
- Riduzione / eliminazione dello sporco
- Riduzione /eliminazione delle righe o graffi
- Riduzione della grana
- Incremento della risoluzione
Grazie una serie di algoritmi sviluppati e calibrati appositamente sulle diverse tipologie di emulsione è stato possibile raggiungere i cinque risultati. In particolare lavorando su gruppi di fotogrammi l’algoritmo di super-risoluzione riesce a estrapolare più informazione di quanta non sia presente nel singolo fotogramma, di fatto raddoppiando la risoluzione e rendendo visivamente equiparabili una ripresa super8 con una 16mm. Il particolare sistema di lettura della perforazione consente di “agganciarsi” elettronicamente sia sul lato inferiore (come una normale griffa meccanica) sia su quello superiore della perforazione, consentendo il recupero di film con la perforazione rovinata da proiettori difettosi o mal tarati.
Un ulteriore algoritmo che ho sviluppato sulle base dei precedenti è quello per il recupero di filmati affetti da “sindrome acetica”: la pellicola in triacetato, ovvero quella comunemente usata dagli anni ’40, in particolari condizioni di umidità e temperature elevate, ovvero cattiva conservazione, inizia a degradarsi contraendosi e contestualmente distruggendo la gelatina che contiene le immagini.In una prima fase le rotture compaiono sotto forma di vermetti o fioriture, fino a lacerare intere parti del fotogramma.
Anche in questo caso, lavorando sulla casualità della distribuzione dei difetti su gruppi di fotogrammi, è possibile recuperare in automatico, con risultati spesso sorprendenti, immagini altrimenti definitivamente corrotte.